giovedì 30 luglio 2015

Comunicazione e segno grafico nella scuola dell'infanzia


Si parla e si gesticola, si scrive e si annota, si disegna e si aggiungono legende: non siamo capaci di comunicare in un modo solo, con uno strumento unico. Abbiamo sempre necessità di aggiungere informazioni, regalare sfumature, sottolineare una “temperatura”, chiarire un timbro, cercare altri accordi attraverso altri racconti.

Il percorso inizia proprio con una domanda : “Cosa significa comunicare? In quanti modi noi comunichiamo?” e stimola nei bambini il desiderio di ricerca e scoperta di codici scritti e non, che ci permettono di comunicare.
Durante il primo incontro con il gruppo di bambini di cinque anni abbiamo cercato di ragionare attorno all’idea di comunicazione, al suo significato e alle sue diverse modalità. Lo stimolo iniziale è stata la domanda:

CHE COSA SIGNIFICA COMUNICARE?
- PARLARSI (Mila)
- PARLARE AL TELEFONO (Riccardo)
- PARLARE QUANDO SEI A MANGIARE IN ALBERGO (Nicolò)
- PARLARE CON UN COMPAGNO CHE E’ VICINO (Laura)
- PARLARE QUANDO VUOI CHIEDERE UNA DOMANDA (Sofia)
- CANTARE (Erisa)

CON COSA SI COMUNICA? Gli strumenti della comunicazione
-  CON LA VOCE (Marco) E CON LA BOCCA (Stella)
-  CON I MIMI (Massimiliano)
-  CON I GESTI DELLE MANI (Iago)

…con la voce e con la bocca…
Oltre alle parole, noi utilizziamo la nostra voce per comunicare attraverso bisbigli, grida, fischi.
Ho provato a sensibilizzare i bambini all’intensità del suono della voce, proprio a partire dal gioco del silenzio. Ho iniziato, come d’abitudine, con una domanda: “Esiste il silenzio assoluto?”. “Se stiamo zitti zitti sentiamo ancora dei rumori?” Qualcuno ha segnalato il rumore delle automobili, il pianto di un neonato, la voce di alcune maestre nel corridoio. Successivamente abbiamo giocato con il registratore per scoprire il suono della nostra voce (che è diverso da come noi la sentiamo!) e le sue diverse intonazioni. Abbiamo così scoperto che è proprio il tono della voce che permette di esprimere sentimenti ed emozioni.

…con i mimi…
Abbiamo proseguito il discorso con i bambini attraverso una ricerca sulla mimica facciale: osservando alcuni quadri di artisti famosi ci siamo soffermati sulle proprietà espressive del viso e del corpo. Grazie alla macchina fotografica digitale abbiamo notato che anche le espressioni del nostro viso “dicono qualcosa” del nostro stato d’animo e dei nostri sentimenti!


..con i gesti delle mani..
Anche i gesti possono essere strumenti di comunicazione.. con i bambini abbiamo visionato il libro di Munari “Supplemento al dizionario italiano” in cui viene descritta la gestualità delle mani.


Ho successivamente invitato i bambini a mostrare tutti i gesti che conoscevano e ad inventarne di nuovi; abbiamo così creato il nostro personale catalogo dei gesti.

Fai silenzio!
   
Cosa vuoi?
   
Ho sonno!
Si può anche realizzare un libretto con le fotografie dei gesti e la spiegazione dei bambini!!





 
Il passo successivo della riflessione con i bambini ha affrontato il tema dei codici scritti. Abbiamo ripreso il tema della comunicazione proponendo questa riflessione:

COME FACCIAMO A COMUNICARE CON UN AMICO LONTANO?
- SPEDIAMO UNA LETTERA (Laura)
- SCRIVIAMO LE COSE CHE VOGLIAMO DIRE (Leonardo)
- SCRIVIAMO LE PAROLINE (Caterina)

Ho chiesto ai bambini che cosa sono le parole, tracciandone alcune sul foglio bianco.
Stella subito ha risposto: “E’ un segno!”
Quando si chiede ad un bambino che cos’è un segno, è consuetudine che con la sua mano compia un gesto. Quindi è elementare che il segno nasca da un gesto, se lo si intende come traccia visibile lasciata da qualcuno.  Per avvicinare i bambini al linguaggio dei segni e familiarizzare con gli strumenti, ho iniziato con una domanda: “Qual è il segno più piccolo che conoscete? ”. Marco ha risposto prontamente “I puntini!”

Abbiamo provato allora a vedere se tutti i punti sono uguali: ho preso un pennarello a punta fine ed ecco un puntino piccolo piccolo, poi un pennarello con la punta a sezione quadra e ho ottenuto un punto quadrato…ho messo a disposizione dei bambini strumenti diversi ma tutti di colore nero, affinché i bambini non fossero distratti dal colore: pennarelli a punta fine, grossa, tonda, quadrata, carboncini, pastelli, pastelli a cera, biro e matite.
Fai un punto, un semplice punto e poi guarda dove ti conduce.” - dice la maestra a Vashti nel libro “Il punto” di Peter Reynolds.
A questo “punto”, ho invitato i bambini a continuare il gioco sperimentando tutti gli strumenti per scoprire che segni producono. In un attimo i fogli sono stati ricoperti da punti grossi e sottili, ma anche da piccoli segni che sembravano stelle, virgole, insetti strani.. C’è chi ha messo in fila con ordine tutti i suoi puntini e chi si è mosso liberamente nello spazio del suo foglio. Abbiamo osservato che i suoi punti, quando sono tutti vicini, formano un “addensamento”; se invece sono distanti l’uno dall’altro, una “rarefazione”.




Dopo questo primo momento di gioco-scoperta, per attivare la fantasia e suscitare nuove idee, ho chiesto loro: che cos’è un punto e che cosa vi fa venire in mente?”. Abbiamo così iniziato a raccontare storie fatte di soli punti.



Si possono creare storie vere e proprie con l’utilizzo di soli segni. Ci ha provato, con assoluto successo, Nicola Grossi con il suo libro “Orso, buco!” che abbiamo letto assieme ai bambini. E' un libro grafico e che si muove per simboli: ovvero Orso è un tondo marrone, Volpe è un tondo arancione e così via...In questo caso i bambini sono tirati dentro il libro da questo nuovo codice che, però, essendo di assoluta e intuitiva comprensibilità, risulta a loro immediatamente leggibile (e secondo me, anche preferibile).


 Cosa succede quando un punto inizia a muoversi sul foglio? Muovendosi lascia una traccia…che cosa è?
- Una forma (Caterina)
- Un disegno (Max)
- Una linea (Mila)

Ecco, è nata la linea!  Quante variabili ci sono della linea? Abbiamo scoperto che ci sono linee rette, linee spezzate, linee curve e linee ondulate. E ancora linee tratteggiate, linee puntinate... che a loro volta posso essere fini, grosse, leggere, pesanti, tremolanti... linee semplici e linee complesse.
I bambini hanno poi sperimentato la linea con utilizzando strumenti grafici scelti in precedenza, tutti di colore nero ( biro, pennarelli a punta fine, grossa, tonda, quadrata,matite, carboncini, etc)Dapprima è stata approfondita la sperimentazione della varietà di linee e inseguito anche la variabile del gesto.
Per Riccardo la linea è tutta tremolante perché è arrabbiatissima ; per Marco la linea è felice perché sta giocando; Erisa dice che la sua linea è calma e traccia sul foglio una linea delicata, quasi impercettibile allo sguardo..
Per i bambini risulta naturale rappresentare gli stati d'animo delle linee..sono proprio le emozioni a muovere la linea sul foglio..

 

Il passaggio successivo è stato guidato dalle attività suggerite dalla visione del libro “Il filo rosso” di Pittau e Gervais, e da un gioco motorio, sulle parole del racconto “L’orsetto curiosino”, in cui i bambini hanno potuto percepirsi in un movimento circolare/rotatorio, spezzato, orizzontale, verticale e sinuoso/ondulato.


 
 


                                      
“LA STORIA DELL’ORSETTO CURIOSINO”
Curiosino, un simpatico orsetto di 5 anni, deve attraversare il bosco per raggiungere la casa del suo amico Puffi: prima fa uno slalom tra le piante (birilli), poi gira attorno alle trappole per gli animali (cerchi posizionati a terra); cammina su corde posizionate in modo circolare per non cadere nell’acqua di un lago pieno d pesci affamati.. poi si guarda intorno e vede il movimento danzante di una farfalla in volo, o di un fiocco di neve che cade dal cielo; entra in una grotta e la percorre, salta da un sasso altissimo, incontra una rana che saltella, un riccio che salta la corda, un serpente che striscia e finalmente arriva a casa del suo caro amico.
Ho poi consegnato loro un filo di lana con cui rappresentare i percorsi svolti.



a prima attività è caratterizzata da una linea tracciata sul foglio che può suggerire una forma e in una fase successiva essere incipit per un disegno più strutturato. La stessa linea può ovviamente suggerire forme diverse.







La seconda attività, invece, si è articolata attraverso l’utilizzo di un segno che apparentemente può non sembrare un segno; di fatto, si utilizzano ritagli di carta di colore nero, precedentemente preparati, che utilizzati su un supporto bidimensionale e di colore neutro, acquistano le peculiarità di un segno. Ho mostrato ai bambini tutti i ritagli di carta preparati e mescolati tra loro. I bambini li hanno dapprima osservati e catalogati, per poi iniziare ad utilizzarli creano diverse combinazioni di forme e di-segni.

  
Un sommergibile


Una bicicletta

Una lumaca




L'alfabeto

Come si può notare dall'ultima fotografia i segni di diverse forme sono stati organizzati per formare alcune lettere dell'alfabeto. Questo fa capire come questo lavoro sul segno grafico possa essere utile con i bambini di cinque anni, in preparazione alla scuola primaria.

Per questo lavoro devo assolutamente ringraziare la mia super amica creativa Caterina (bravissima insegnante!) che mi ha dato spunti, suggerimenti, idee!!! <3
Le attività sono poi proseguite con l'esplorazione del segno grafico nelle scritture della storia..al prossimo post!!!

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